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Mapping e Big Tech: intervista a Valerio Zunino

Mapping e Big Tech: opportunità e sfide del settore analizzate nell’intervista a Valerio Zunino, CEO e founder di StudioSit SA.

Nell’ambito della serie Geosmart Voice, Valerio Zunino, CEO e founder di StudioSit SA, torna come ospite per condividere la sua esperienza pluridecennale nel campo delle tecnologie di mapping, un settore fondamentale per l’erogazione di servizi territoriali da parte di enti pubblici e privati.

Il ruolo delle Big Tech nel mapping

Al centro dell’intervista il tema di come le Big Tech, tra cui Google, Apple, Amazon e altri, abbiano rivoluzionato il mercato del mapping, sia a livello globale che in Italia. Tuttavia, entra in gioco anche la concorrenza crescente tra grandi aziende e piattaforme open source, come OpenStreetMap e Overture Foundation, che stanno migliorando la qualità dei dati disponibili.

In Italia, nonostante alcuni progressi, il settore del mapping presenta ancora criticità: ad esempio, il portale geografico dell’ISTAT si appoggia in parte a dati internazionali, evidenziando la mancanza di una banca dati geografica nazionale completa e standardizzata. Questo contrasta con altri Paesi europei, come Francia, Svizzera e Regno Unito, che adottano approcci più strutturati e spesso open data per la gestione delle informazioni geografiche.

L’uso dell’intelligenza artificiale nel mapping

Le Big Tech utilizzano tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, per raccogliere e analizzare i dati di mapping. Google, ad esempio, ha sviluppato algoritmi di riconoscimento per leggere automaticamente i numeri civici dalle immagini registrate dalle sue Google Car. Tuttavia, in Italia, l’eterogeneità delle targhette dei numeri civici e la complessità urbanistica (per altri versi invidiata e riconosciuta in tutto il mondo) rappresenta una sfida che limita l’efficacia di queste tecnologie rispetto a Paesi con standard più uniformi.

Prospettive future per il settore del mapping in Italia

Nonostante le iniziative legislative, come l’adozione della licenza Open Data CC BY 4.0, e l’impegno di alcuni enti locali, il quadro italiano resta frammentato. Per avere una banca dati di origine pubblica qualitativamente e quantitativamente davvero significativa, e in grado di favorire lo sviluppo di nuovi servizi, saranno necessari ulteriori sforzi e investimenti. Zunino prevede tempi lunghi per il raggiungimento di standard adeguati, simili a quelli di altre nazioni europee, anche a causa di questioni legate alla privacy e alla complessità burocratica.

Con queste premesse vi lasciamo alla video intervista con Valerio Zunino che offre sicuramente uno spaccato interessante sulle opportunità e le sfide del settore, con la promessa di futuri approfondimenti da parte di Geosmart Magazine.

Buona visione.

(Fonte: Redazionale)

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