Conferenza Esri 2025
HomeSmart City: Innovazione e tecnologieResilienza territoriale con il progetto ReSTART

Resilienza territoriale con il progetto ReSTART

Progetto ReSTART, acronimo di “Resilienza Territoriale Appennino Centrale Ricostruzione Terremoto”, per un quadro aggiornato del rischio idrogeologico dell’area e per poter realizzare una ricostruzione in condizioni di sicurezza.

La “Resilienza Territoriale” riparte da ReSTART

Una prima scossa nel cuore della notte del 24 agosto, poi altre due nel mese di ottobre e un’altra tre mesi dopo, a gennaio. Il Centro Italia è stato duramente colpito dai terremoti del 2016 e inizio 2017. Il bilancio è stato devastante in termini di vite umane spezzate, edifici distrutti, danni economici.

Il cosiddetto “cratere sismico” si estende su un territorio compreso tra le regioni Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio, su cui sorgono 138 comuni e in cui risiedono circa 575 mila abitanti. Un territorio di circa 8.000 chilometri quadrati che ricade interamente nel Distretto idrografico dell’Appennino centrale (che comprende anche alcune zone delle regioni Emilia Romagna, Toscana e Molise per un’estensione complessiva di oltre 42 mila chilometri quadrati).

progetto restart ricostruire in sicurezza

Genesi del progetto “Resilienza Territoriale Appennino Centrale Ricostruzione Terremoto”

Fin dall’autunno del 2017, l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale ha intensificato il lavoro. Insieme alle Regioni interessate dal sisma, ha messo a disposizione della Struttura commissariale per la ricostruzione le proprie competenze tecnico-scientifiche. Un quadro aggiornato del rischio idrogeologico dell’area per poter realizzare una ricostruzione in condizioni di sicurezza. Proprio per rafforzare ulteriormente questo lavoro, per rendere strutturale questa collaborazione che nell’autunno del 2018 ha preso il via ReSTART, acronimo di “Resilienza Territoriale Appennino Centrale Ricostruzione Terremoto”.

Il Progetto è finanziato dall’Agenzia per la coesione territoriale attraverso i fondi del Programma operativo nazionale Governance e capacità istituzionale 2014-2020. Coinvolti, insieme all’Autorità come ente beneficiario, sette partner. Le quattro regioni interessate dal sisma, il Dipartimento nazionale della Protezione civile, la Struttura del Commissario per la ricostruzione e il Ministero dell’Ambiente e per la tutela del territorio e del mare, ora Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Un simbolo, un modello pilota

Già nel simbolo realizzato per il Progetto, l’Autorità  ha voluto anticipare le principali caratteristiche del ReSTART. Sono stae messe in campo “azioni e tecnologie per la prevenzione e la pianificazione idrogeologica e antisismica”. E il motivo di tale decisione è sintetizzabile in una frase tanto semplice quanto fondamentale: “Non rischiamo più”. È questo il “sottotitolo” del Progetto. Si anticipa qui sinteticamente prima di fornire ulteriori dettagli di seguito, prevede la creazione di una piattaforma tecnologica utile ad amministratori, progettisti e cittadini per ricostruire in sicurezza nelle zone colpite dal terremoto. Un modello di “resilienza territoriale”, tra l’altro, che pur nascendo specificatamente per il cratere del Centro Italia, ha caratteristiche e finalità che lo rendono esportabile in qualunque zona (italiana e non) colpita da calamità naturali.

Le finalità del Progetto e la strategia per il loro raggiungimento

ReSTART nasce per rafforzare la capacità di governo delle istituzioni centrali, territoriali e locali. Lo fa mediante la messa a punto di un modello che prevede la cooperazione delle parti interessate (stakeholder) secondo procedure standardizzate per la ingegnerizzazione dei processi di ricostruzione post sisma nel più generale sistema delle azioni complessive. Lo fa per garantire la sicurezza idrogeologica e la gestione sostenibile delle risorse idriche. Le attività alla base del modello sono la capacità di aggiornamento “in tempo reale” del quadro conoscitivo dei fenomeni di rischio pregressi e sismo-indotti, la condivisione dei dati del progetto che risiedono nella Piattaforma tecnologica, la realizzazione dei modelli di supporto alle decisioni. 

Il Progetto si muove nel dominio dell’area sismogenetica corrispondente con le idrostrutture carbonatiche dell’Appennino Centrale; la dorsale umbro-marchigiana e la dorsale abruzzese. In questo include i connessi bacini idrografici sostenuti dai deflussi di base e i relativi schemi idrici a servizio degli usi. Nell’ambito degli accadimenti sismici 2016-2017 si è ritenuta necessaria l’implementazione del nuovo quadro conoscitivo. Sia perla predisposizione di strumenti tecnici e che per la governance e la riprogrammazione delle risorse idriche.

Il ruolo delle regioni per la resilienza territoriale

Le Regioni interessate dagli effetti indotti dagli eventi sismici rivestono il doppio ruolo di partner e destinatari del Progetto. Nel primo caso sono portatrici di istanze locali, contribuiscono alla definizione del quadro conoscitivo di riferimento. Nel secondo si avvalgono dei risultati del progetto in termini di miglioramento della governance. L’obiettivo strategico di ReSTART è sviluppare la capacity building delle amministrazioni mediante la definizione di un modello “virtuoso” di risposta del territorio a stress improvvisi. Le Regioni – enti vicini ai Comuni, alle associazioni e ai cittadini – possono certamente avvalersene nell’ambito delle loro funzioni. Altri enti pubblici sono stati coinvolti sulla base delle funzioni espletate nell’ambito delle relative competenze (governance istituzionale) connesse agli obiettivi generali del Progetto, mentre altri soggetti operativi sono stati scelti dall’Autorità per concorrere all’espletamento delle attività previste.

Gli obiettivi nel dettaglio

Nell’ottica di una ricostruzione nelle condizioni di massima sicurezza possibile non solo rispetto al rischio sismico ma anche in considerazione dei rischi da frane e da alluvioni, ReSTART è stato costruito attorno a due perni. Il primo: la realizzazione di una pianificazione di bacino, una gestione del rischio idrogeologico e una riprogrammazione della gestione sostenibile della risorsa idrica che tenga conto delle specificità dell’Appennino centrale anche dal punto di vista sismico. La seconda: il rafforzamento della capacità di governo delle istituzioni centrali, territoriali e locali. Questo mediante la messa a punto di un modello che prevede la cooperazione delle parti interessate, siano essi soggetti pubblici o privati.

All’interno di questo quadro, si distinguono tre Obiettivi:

Obiettivo 1: supporto tecnico per la ricostruzione post sisma in condizioni di sicurezza idrogeologica da fenomeni pregressi e sismo indotti (FRANE e ALLUVIONI).
Obiettivo 2: riprogrammazione delle risorse idriche a causa degli effetti sismo-indotti (RISORSA IDRICA).
Obiettivo 3: modello pilota della governance e aggiornamento costante e continuativo del quadro conoscitivo dei fenomeni di rischio (PIANIFICAZIONE URBANISTICA e MODELLO DI GOVERNANCE).

Le linee di intervento per la resilienza territoriale

In relazione agli obiettivi operativi ci sono le linee di intervento, che rappresentano insiemi di Attività tra loro coerenti che rispondono ai differenti ambiti attuativi del Progetto. Sono previste 3 Linee di Intervento Trasversali (Direzione e Coordinamento; Comunicazione/Disseminazione; Monitoraggio e Valutazione) e 7 Linee di Intervento specifiche, dettagliate sinteticamente come segue: 

  • Rischio idraulico – mappatura post sisma e programma delle misure.
  • Rischio gravitativo – mappatura post sisma e programma delle misure.
  • Monitoraggio quantitativo dei corpi idrici.
  • Utilizzi idrici.
  • Implementazione della modellistica di settore.
  • Implementazione di Decision Support System di analisi economica.
  • Governance interistituzionale.
  • Pianificazione urbanistica e ricostruzione post sisma.

il progetto restart

Le attività

Le Attività sono il terreno concreto su cui il Progetto viene messo all’opera e, nell’ambito del ReSTART, si dettagliano sinteticamente come segue:

Modelli digitali del terreno – Attività 1

Aggiornamento dei modelli digitali del terreno DTM sulla base degli esiti dei rilievi tipo LIDAR condotti su tutta l’area del cratere e su un suo intorno significativo. I modelli digitali del terreno sono stati infatti posti alla base
delle successive modellazioni di tipo idraulico per la definizione delle aree inondabili secondo diversi scenari di probabilità. Sono state inoltre programmate campagne di rilievo a terra condotte con metodi tradizionali per definire le caratteristiche topografiche di punti critici quali ponti, attraversamenti, confluenze che non siano rilevabili mediante la tecnica LIDAR.

Aree soggette ad allagamento – Attività 2

Definizione di modelli matematici mono e bidimensionali specializzati per la individuazione delle aree soggette a possibile allagamento per fenomeni di piena secondo diversi scenari probabilistici. Nell’ambito della attività di modellazione complessiva sono compresi. Il recupero ed analisi degli studi esistenti. Il recupero e verifica dei dati territoriali morfologici, pedologici ed idrologici esistenti. La pianificazione di rilievi sull’asta idrografica. La definizione dei modelli idrologici e di afflussi/deflussi per stimare le portate nei vari corsi d’acqua nell’area del cratere. Lo studio di modellazione idrologica ed idraulica. L’ingegnerizzazione dei dati e ricostruzione delle fasce di allagamento. La realizzazione di project Q-GIS, anche finalizzati all’implementazione del data base della Piattaforma tecnologica e l’elaborazione degli output dei modelli.

Quadro conoscitivo – Attività 3

Aggiornamento del quadro conoscitivo, relativo alla pericolosità di versante dell’area interessata dal sisma, mediante l’aggiornamento del quadro di pericolosità derivato dalle varie fonti. Al fine della migliore utilizzazione delle varie fonti sono effettuate attività di armonizzazione e normalizzazione delle banche dati. Il quadro conoscitivo è stato supportato anche dalla mappatura con la tecnica dell’interferometria da satellite InSAR, per mezzo della quale sono state individuate le aree in cui si verificano movimenti che possono nello specifico indicare la presenza di fenomeni franosi. Alla raccolta delle fonti e all’analisi dei dati InSAR ha fatto seguito una fase di verifica di campagna mirata a validare il quadro di pericolosità locale su alcune aree campione.

Modelli matematici specializzati – Attività 4

Definizione di modelli matematici specializzati per la individuazione delle aree soggette a possibili fenomeni franosi e della loro pericolosità secondo scenari legati alla velocità del movimento ed ai volumi in gioco. Nell’ambito dell’attività di modellazione complessiva sono inoltre compresi i modelli propedeutici all’interpretazione dei rilievi interferometrici secondo punti fissi stabiliti come pattern, a quelli relativi alla interpretazione geologica delle formazioni interessate dai movimenti e quelli necessari all’interpretazione dei risultati delle attività di microzonazione condotte su tutta l’area interessata dal sisma.

Monitoraggio delle acque – Attività 5

Approfondimento e miglioramento strutturale e sito-specifico del monitoraggio quantitativo delle acque superficiali e delle acque sotterranee in conseguenza dei mutamenti generati dagli importanti eventi sismici che hanno interessato l’Italia Centrale. Parti fondamentali dell’attività sono state la verifica delle stazioni di misura esistenti, l’implementazione della rete di monitoraggio superficiale e sotterranea e l’acquisizione dei relativi dati quantitativi ai fini dell’aggiornamento dei bilanci idrologici ed idrogeologici, nonché le possibili interazioni ecosistemiche, dei corpi idrici influenzati dagli eventi sismici.

Implementazione informazioni risorse idriche – Attività 6

Implementazione delle conoscenze sui prelievi di risorsa idrica e sulle relative restituzioni, attraverso l’implementazione degli archivi informatizzati delle concessioni di derivazione e degli scarichi. I servizi hanno compreso la ricognizione degli archivi regionali dei prelievi e degli scarichi e l’organizzazione dei dati.

Modelli concettuali bilanci idrici – Attività 7/8

Elaborazione dei modelli concettuali finalizzati alla definizione dei bilanci idrici dei corpi idrici in seguito alle modificazioni nell’assetto idrogeologico-strutturale prodotte dai fenomeni sismici.

Analisi economica territorio – Attività 9

Studio socio-economico del territorio dei comuni interessati dal “cratere sismico” per verificare come è cambiato l’assetto antropico dell’area, attraverso una analisi dei cambiamenti avvenuti nei diversi settori di attività economica e delle conseguenti modifiche nelle necessità di utilizzo dell’acqua, nell’individuare i punti critici dell’utilizzo della risorsa idrica da parte della popolazione e delle attività economiche dei diversi settori.

Creazione network istituzionale – Attività 10

Una creazione del modello cooperativo delle relazioni interistituzionali e del network degli attori a livello centrale e territoriale, con particolare riferimento agli enti di ricerca, al fine di orientare la necessità di conoscenze ed il pronto utilizzo dei risultati. Modelli di relazione della pianificazione urbanistica generale/di settore e la ricostruzione post sisma, integrate con la pianificazione idrogeologica e le direttive europee WFD 2000/CE e FD 2007/60/CE.

Formazione struttura tecnica – Attività 11

Formazione della struttura di direzione, coordinamento e gestione tecnico-amministrativa del Progetto costituita da una struttura interna agli uffici dell’Ente beneficiario e da una commissione tecnica interistituzionale aperta ai partner del progetto.

Banca dati – Attività 12

Costruzione di una banca dati articolata per sottobacini elementari. Al fine di garantire il link richiesto dalla Comunità europea tra le due direttive – la WFD e la FD – sono individuati nei sottobacini drenati dai corpi idrici significativi già individuati nel Piano di gestione del distretto dell’Appennino centrale. Nell’ambito dell’attività è stata attuata la sistematizzazione delle banche dati completando la ricognizione dei dati disponibili ed alla loro riorganizzazione secondo gli standard definiti dall’attività di sviluppo della Piattaforma tecnologica.

Comunicazione – Attività 13

Realizzazione di attività di informazione, comunicazione e partecipazione proattiva delle popolazioni insediate in aree a rischio per aumentare la consapevolezza e la resilienza territoriale. Produzione di materiali info-grafici e multimediali per la diffusione delle conoscenze nel corso di incontri partecipativi e seminari pubblici svolti sia in presenza che a distanza. In particolare, per l’informazione. Comunicazione online, copertura mediatica, realizzazione e distribuzione di libri e filmati, formazione educativa, interventi negli istituti scolastici. Per la consultazione. Social network virtuali, questionari, progetti nelle scuole, webinar, corsi di formazione.

(Fonte: Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale)

Leggi anche:
Esri Italia luglio 2024

POST CORRELATI DA CATEGORIA

C City Genova
conferenza Geothermal 2025

ULTIMI POST

Soluzioni per la gestione intelligente dei parcheggi.
Gruppo Enercom

marzo, 2025

Speciale Startup Easy Italiaspot_img