“Non è la specie più intelligente a sopravvivere e nemmeno quella più forte. È quella più predisposta ai cambiamenti.” Charles Darwin.
Sono trascorsi appena 300 anni dalla nascita della società industriale. In Europa, siamo passati dai metodi di produzione a mano alle macchine – una rivoluzione decisamente socio-culturale in quanto incentrata su tecnologie a vapore o a macchina che hanno condotto a un progresso senza precedenti, orientato a un sistema completamente diverso in termini di creazione di ricchezza, di valori e, di conseguenza, di organizzazione sociale – all’introduzione, negli ultimi 50 anni, delle tecnologie elettroniche e dell’informazione, dove i sistemi produttivi hanno compiuto un balzo qualitativo, un cambiamento che ha indotto uno spostamento dal lavoro fisico a quello intellettuale, rendendo la conoscenza stessa il fattore centrale della produzione.
L’attuale progresso tecnologico ha assunto una velocità senza precedenti nella storia, evolvendosi a un ritmo esponenziale, anziché lineare, stravolgendo quasi tutti i settori in ogni Paese: cambia il modo di vedere il mondo, di lavorare, di comportarsi e di apprendere, plasma i nostri valori e di conseguenza la nostra società. La rivoluzione digitale in atto ci sta conducendo verso una società digitale dove i cambiamenti tecnologici e sociali si intrecciano gli uni con gli altri: la futura prosperità sociale e ambientale dipenderà in gran parte dalla capacità di gestire la rivoluzione digitale, la cui chiave è una moderna educazione orientata al futuro.
Le tecnologie digitali offrono nuove soluzioni a sfide sociali che vanno dall’invecchiamento della popolazione all’assistenza sanitaria, al trasporto smart, alla sicurezza, all’energia e all’ambiente. Dobbiamo quindi promuovere innovazioni sociali su base digitale applicando nuove tecnologie per realizzare vantaggi sociali specifici: ad esempio, consentire e stimolare i cittadini affinché prendano decisioni informate in quanto consumatori, oppure promuovere cambiamenti comportamentali collettivi legati al buonsenso e a una partecipazione più democratica della vita sociale.
A differenza della maggior parte dei loro genitori, sia i Millennials sia gli appartenenti alla Generazione Z, affronteranno uno scenario in cui il lavoro sicuro è un retaggio del passato: le attività professionali attualmente più richieste in alcuni settori e Paesi non esistevano neppure dieci o persino cinque anni fa. È verosimile che gran parte dei bambini che iniziano ora le scuole elementari occuperanno ruoli attualmente inesistenti, così come molti dei ruoli attuali sono probabilmente destinati a scomparire. Da qui nasce il bisogno di cominciare a predisporre le nostre strutture sociali in modo da consentire di adattare al meglio le esigenze in rapida evoluzione del mercato del lavoro generate dalla rivoluzione digitale. Ciò implica maggiore autonomia e flessibilità nell’organizzazione del lavoro, maggiori possibilità di conciliare lavoro e vita privata, soprattutto per le donne che si fanno tuttora carico di responsabilità sproporzionate nell’accudimento dei figli, il miglioramento di salute e sicurezza e maggiori opportunità di apprendimento.
In inglese la definizione di Hub suona più o meno così: “fulcro, elemento centrale, concentratore”.
Spazio, persone e idee che si fondono, in una sorta di processo osmotico, o meglio collaborativo, dove ciascuno mette a disposizione il proprio talento e le proprie specialità per dar vita a progetti reali d’impresa. Ecco quindi che si viene a mettere al centro la relazione persone-comunità: all’interno di questi Hub i desideri, i bisogni e le competenze di ciascuno possono emergere, incontrarsi e aggregarsi, dando vita a nuovi legami e appartenenze sociali a vocazione locale. Attraverso la relazione e il riconoscimento reciproco, si moltiplicano le occasioni di scambio, si collettivizzano immaginari di futuro: da una disseminazione di svariate (spesso micro) esperienze di creatività sociale a nuovi modelli sostenibili di sviluppo socio-urbano, al contempo sostenuti dal basso e abilitati dalle pubbliche amministrazioni.
Sparsi su tutto il nostro territorio possiamo trovare diverse realtà hub che vale la pena tenere d’occhio:
SocialFare, con sede a Torino, è il primo centro italiano interamente dedicato all’innovazione sociale: attraverso la ricerca, il capacity building e il co-design sviluppa soluzioni innovative alle pressanti sfide sociali contemporanee, generando nuova economia. Attraverso due call annuali seleziona e accelera le migliori startup a impatto sociale nazionali e internazionali, investendo nelle realtà in grado di sviluppare soluzioni innovative.
Get it! è un’iniziativa, promossa da Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore (“FSVGDA”) e Cariplo Factory S.r.l., che promuove e supporta progetti e start-up economicamente sostenibili che siano in grado di generare impatto sociale, culturale e ambientale sul territorio italiano.
Impact Hub Milano, prima The HUB, è il primo nodo italiano della omonima rete internazionale dedicato all’innovazione e all’imprenditoria sociale e alle persone che la promuovono. Oltre a eventi, coworking, workshop, offre percorsi d’incubazione su misura per far decollare start-up a impatto sociale su scala locale e globale.
Avanzi – Make a Cube3 è il primo incubatore certificato e acceleratore di imprese ad alto valore sociale, ambientale, culturale. Offre percorsi di incubazione/affiancamento personalizzati in base anche allo stage (dall’idea all’impresa). Ha dei settori privilegiati come i servizi alla persona, la circular economy, l’artigianato 2.0, l’agricoltura sostenibile, educazione, arte e cultura e finanza.
FabriQ è l’incubatore di innovazione sociale del Comune di Milano. Gestito operativamente da Fondazione Giacomo Brodolini e Impact Hub Milano, dal 2014 FabriQ supporta nuovi e futuri imprenditori e imprenditrici per realizzare progetti a valore sociale, ambientale e culturale.
Social Innovation Teams (SIT) è una comunità internazionale di innovatori e imprenditori sociali promossa dalla fondazione Maieutics a partire dal 2010. Questa comunità realizza e sostiene progetti di innovazione sociale e supporta imprenditori sociali che hanno creato imprese sociali o organizzazioni no-profit in Italia o all’estero.
Netural è un incubatore giovane e molto particolare, che è nato e si tiene a Casa Netural, una casa, a Matera, che aggrega persone da tutto il mondo, in cui ispirarsi, rigenerarsi e concretizzare le proprie idee attorno ai temi dell’innovazione sociale, culturale e creativa. Il percorso d’incubazione è super veloce, dura solo 3 giorni ed è riservato agli associati di Casa Netural: bisogna entrare a far parte della community e andare a Matera per partecipare al percorso di incubazione e sviluppare un prototipo.
Rinascimenti Italiani è un programma di accelerazione per imprese a impatto sociale organizzato da SocialFare in collaborazione con il Consorzio TOP-IX. Il programma di accelerazione, su misura per ogni realtà, è realizzato in tre step, in cui i nuovi imprenditori sono accompagnati in un programma che li porterà a lanciare e sperimentare il proprio business così da identificarne mancanze, potenzialità e valore, perfezionando l’offerta e raccogliendo investimenti e partecipazioni a diverso titolo.
Dinanzi alle inquietudini di un mondo imprevedibile, i futuri leader di questa società non dovranno soltanto apprendere nuovi mezzi e metodi, ma anche essere intenzionati a sperimentare: dobbiamo abbracciare il cambiamento per preservare la competitività, orientandolo verso un futuro che lavora sì per tutti noi, ma che riflette anche i nostri obiettivi e valori comuni, mettendo le persone in primo piano e dando loro maggiori possibilità. Nessuna nazione sfuggirà a questo futuro. Spetterà a tutti noi lavorare insieme.
Stay tuned!
Dilma Aurea Mannucci Ratti
(Fonte: Esri Italia)
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