Terre bruciate: open data e Intelligenza Artificiale per combattere gli incendi. Un nuovo approccio per limitare i danni.
La crisi climatica e la disattenta gestione del territorio da parte dell’uomo, ci obbligano a cambiare i nostri modelli di percezione del rischio che, da anni, sono sempre relegati alla cultura dell’emergenza. Vediamo come open data per gli incendi possono contribuire a ridurre i danni.
La stagione estiva del 2023, anno che l’osservatorio sul clima dell’Unione Europea ha dichiarato essere il più caldo dal 1850, ci ha lasciato “terre bruciate” su cui bisognerà intervenire sia dal punto di vista legislativo che etico.
Terre bruciate: combattere gli incendi
Come accade ancora in molte regioni del sud Italia, dove la pratica della bruciatura delle stoppie è consentita grazie a delle deroghe alla normativa regionale vigente.
Questa obsoleta pratica è stata concausa dei numerosi incendi, documentati dalla cronaca locale, che hanno interessato colture agricole (vigneti, oliveti, seminativi, frutteti) e strutture produttive. Inoltre questa pratica minaccia i cosiddetti “serbatoi di carbonio” (boschi e macchia mediterranea) sempre più esposti al rischio incendi.
Effetti che demarcano una linea di confine molto sottile tra colpa e dolo, con una normativa nazionale forse da migliorare, soprattutto in materia di prevenzione.
Open data e mappatura rapida
La competenza di redazione delle “aree percorse dal fuoco” è assegnata ai nuclei dei Carabinieri Forestali, che ricordiamo hanno ereditato solo un ramo sottile del Corpo Forestale dello Stato.
Le moderne tecnologie offrono servizi di mappatura rapida come accade negli Stati Uniti con il progetto FEDS (Fire Events Data Suites) dell’Università della California e il Goddard Space Flight Center della NASA https://www.earthdata.nasa.gov/learn/find-data/near-real-time/firms/active-fire-data.
Ma di esempi ve ne sono anche in Italia, dove l’open data offre dati e informazioni base utili agli enti preposti per programmare tutte le azioni atte prevenire tale fenomeno.
È il caso del progetto GeoFireGuardian, un WebGIS interamente dedicato al monitoraggio e protezione delle aree a rischio incendio che ho curato personalmente con dati Sentinel Copernicus dell’Unione Europea, Landsat (USGS/NASA) e dal progetto FIRMS (Fire Information Resource Management System) della NASA che distribuisce dati sugli incendi in tempo quasi reale. https://www.satmonitoring.it/webgis.
Open data e AI contro gli incendi
L’integrazione di dataset da telerilevamento, geomorfologici, storici e meteo, ma anche sulla temperatura radiante della superficie terrestre, consentirebbero di sviluppare modelli di addestramento per la classificazione della copertura del suolo e la mappatura delle anomalie, anche grazie all’intelligenza artificiale generativa, con l’eventuale ausilio di dati satellitari ad alta risoluzione spaziale disponibili in commercio.
L’algoritmo della NASA
La NASA fornisce uno specifico algoritmo sul sistema di tracciamento e propagazione di un incendio grazie alle osservazioni dai sensori temici VIIRIS (Visible Infrared Imaging Radiometer Suite) sui satelliti Suomi NPP e NOAA-20.
L’algoritmo utilizza i dati VIIRIS grezzi per generare poligoni dell’incendio, le posizioni della linea di fuoco attivo e le stime del potere radioattivo del fuoco (FRP). I dati prodotti descrivono dove si trovano gli incendi nello spazio e come si evolvono nel tempo https://nasa-impact.github.io/veda-docs/notebooks/tutorials/mapping-fires.html .
La cifra umana
Negli anni si sono spese tante parole e concetti, soprattutto da parte delle associazioni ambientaliste, sul rischio climatico come fattore di coesistenza che oggi in molti definiscono “resilienza climatica”, forse anche in maniera abusata. Ma se in passato si affermava che adattamento era sinonimo di prevenzione, forse qualcosa è andato storto.
Oggi le alte temperature estive che creano siccità favoriscono il propagarsi degli incendi per mano dell’uomo, cinico e spietato quando viene rappresentato dal “piromane” di turno che vede nel fuoco uno dei piaceri della sua vita.
(Articolo di Vito L’Erario)
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