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Tecniche non invasive e restauro del Ritratto di famiglia di Degas

Tecniche non invasive per l’analisi ed il restauro del Ritratto di famiglia di Degas. Con l’impiego di tecniche avanzate quali l’imaging, la riflettologia ad infrarossi e scansioni a fluorescenza a raggi X è stato possibile studiare la famosa tela e conoscere a fondo l’opera evidenziando anche “pentimenti” dell’artista.

Reso possibile grazie al patrocinio di Friends of Florence, il Musée d’Orsay è lieto di annunciare – in occasione dell’inaugurazione della mostra Manet/Degas – il restauro del Ritratto di famiglia di Edgard Degas. L’opera, conosciuta anche come La Famille Bellelli,  dipinta dall’artista durante il suo soggiorno a Firenze tra il 1858 ed il 1869, dal 28 marzo è visibile in tutta la sua bellezza alla mostra Manet/Degas al Musée d’Orsay di Parigi.

La storia del dipinto

Capolavoro della giovinezza di Degas e la più grande tela completata che abbia mai dipinto, il dipinto testimonia i legami dell’artista con l’Italia. Dall’estate del 1858 alla primavera dell’anno successivo, il pittore soggiornò a Firenze presso la zia Laure de Gas e il marito di lei, il barone Gennaro Bellelli, allora in esilio in quella città. Degas eseguì molti studi della zia, dello zio e dei cugini, le piccole Giovanna e Giulia, per questo monumentale Ritratto di famiglia – un dipinto su cui continuò a lavorare una volta tornato a Parigi, esponendolo infine nella capitale, otto anni dopo, a il Salone del 1867.

A testimonianza dell’interesse del pittore per la pittura rinascimentale, e della sua profonda conoscenza della tradizione ritrattistica (da Holbein o Bronzino a Ingres), il dipinto tradisce la prodigiosa abilità del giovane artista, che analizza con particolare acutezza la psicologia dei suoi modelli. Il Ritratto di famiglia, che rimase a Degas fino al 1913, poi depositato presso il mercante Durand-Ruel, rimase in possesso dell’artista fino alla sua morte nel 1917. Quest’opera fondamentale fu acquisita dallo Stato nel 1918, poco prima della sua postuma vendita.

I danni subiti dall’opera

Il Ritratto di famiglia presentava, tra l’altro, quattro grandi strappi avvenuti molto presto nella storia dell’opera, restaurati utilizzando pezzi di rintelo sul verso e stucchi. Nel tempo, questi vecchi restauri (visibili ad occhio nudo) erano diventati particolarmente sporgenti, causando ulteriori problemi di sollevamento in queste zone. Una vernice irregolare aveva anche causato una perdita di definizione delle figure e dei motivi, delle sfumature, dei piani e della profondità della composizione.

Gli studi e le tecniche non invasive per il restauro

Rinfoderato prima del 1918, restaurato nel 1984, per quasi quattro decenni non era stato effettuato alcun intervento di rilievo sul dipinto. Questo restauro è stato anche l’occasione per fare il punto su questo lavoro essenziale.
Il restauro del Ritratto di famiglia è stato preceduto da un’approfondita ricerca documentaria sulla sua storia materiale durante la vita dell’artista, fino al suo ingresso nelle collezioni nazionali nel 1918.

Allo stesso tempo, l’opera è stata affidata al Centro di ricerca e restauro dei musei francesi (C2RMF) per essere analizzata in vista del suo restauro. La storia dei precedenti interventi sul dipinto è stata studiata, così come il suo supporto e il suo strato pittorico, grazie a puntuali esami dei quattro strappi e di altre antiche alterazioni intervenute sull’opera.

È stata effettuata una nuova campagna di imaging, comprendente in particolare una radiografia completa del dipinto, riflettografia infrarossa, fotografia infrarossa in falsi colori e molti dettagli in luce diretta.

Questi elementi, analizzati congiuntamente dai team del C2RMF (Bruno Mottin, Laurence Clivet, Eric Laval, Thomas Clot), della conservazione del Musée d’Orsay (Anne Robbins, Isolde Pludermacher, Caroline Gaillard) e dei restauratori (Bénédicte Trémolières , Laurence Mugniot, Christian Chatellier), ha permesso di chiarire la cronologia degli interventi sul dipinto, dagli inizi della sua genesi fino ai giorni nostri.

Così la radiografia dell’opera, integrando i bordi del dipinto, ha confermato la presenza di molti pentimenti, mentre la riflettografia infrarossa ha rivelato la traccia di disegni preparatori che passavano sugli stucchi del restauro: informazione cruciale, poiché dimostrava l’intervento dell’artista su il dipinto già lacerato, e testimoniando il suo coinvolgimento nel restauro dell’opera.

Inoltre, il ritrovamento, sulla cornice del dipinto, del marchio del restauratore Momper, attivo a Parigi tra il 1843 e il 1888, fa pensare che quest’ultimo fosse l’autore di queste antiche operazioni di rinfoderatura e masticazione.

Tecniche non invasive e restauro. Condotto contestualmente all’esame dell’immaginario scientifico, lo studio dei disegni e gli studi preparatori del dipinto hanno permesso di comprendere meglio le diverse fasi dell’elaborazione della composizione, le sue aggiunte e le sue successive modifiche. Infine, le scansioni a fluorescenza a raggi X, un processo di analisi non invasivo, hanno portato a una migliore caratterizzazione della tavolozza del pittore, nonché a una conoscenza più fine delle sue pratiche artistiche in questa fase della sua carriera.

Lo studio preliminare al restauro e le prime prove di pulitura delle vernici avendo evidenziato che l’opera era sporca, i restauratori hanno proceduto alla pulitura di queste vernici, rivelando così tutta la finezza della materia pittorica, e restituendo al dipinto la sua luminosità, freschezza e precisione di i suoi colori.

Il lavoro sul supporto – compresa la rimozione delle tele di bordo – ha rivelato sui bordi dell’opera il presenza di vecchi giornali usati durante il suo rintelo. La decifrazione di questi frammenti di giornale ha permesso di farlo datare il rintelo dell’opera intorno al 1885, altro importante passo avanti nella nostra conoscenza della stessa storia materiale.

Queste ricerche e interventi sul Ritratto di famiglia migliorano notevolmente sia la stabilità, sia la conoscenza e lettura di questo capolavoro. Questo sarà presentato insieme al Balcone di Manet nella mostra Manet/Degas dal 28 marzo 2023.

(Fonte: Musée d’Orsay e Friends of Florence)

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