Abbiamo appena acquisito i dati dell’aggiornamento ufficiale di ISPRA, Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, in collaborazione con CNR e IGAG, riguardante la mappa delle voragini (“sinkholes antropogenici”) del suolo di Roma.
Per chi volesse è possibile scaricare la mappa aggiornata al 2022 in altissima definizione nel link qui sotto:
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I cedimenti del terreno nella Capitale sono frequenti: le voragini a Roma rappresentano un fenomeno che ISPRA sta indagando e che, attraverso la propria attività di divulgazione, ha in più occasioni affrontato e censito.
Così, stando ai numeri diffusi dalla dottoressa Stefania Nisio, dirigente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il numero complessivo è di circa quattromila, 1526 solo quelle che si sono registrate, all’interno del raccordo anulare, negli ultimi vent’anni.
I sinkholes antropogenici nel territorio urbano di Roma sono strettamente connessi alla rete di cavità sotterranee prodotta dalle attività umane (reti idrauliche, cave, catacombe, etc.) in più di duemila anni di storia della città. La presenza di tali cavità sotterranee produce il collasso degli strati più superficiali del terreno con l’effetto in superficie della formazione di voragini di dimensioni metriche.
Ulteriore causa della formazione di voragini di Roma, raccolte nel censimento ISPRA, è connessa a perdite d’acqua, in sotterraneo e alla disfunzione in genere della rete idraulica dei sottoservizi, che produce il dilavamento dei terreni sciolti di copertura. La concomitanza di entrambi i fattori (cavità e perdite dalla rete idraulica) intensifica il fenomeno.
Negli ultimi quindici anni si è registrato un incremento di tali fenomeni di sprofondamento, soprattutto con la maggiore frequenza di eventi piovosi brevi e di forte intensità (“bombe d’acqua”), ciò determina un maggiore rischio per la popolazione e per le infrastrutture, con danni alle strade e ai sottoservizi stessi.
I sinkholes antropogenici costituiscono per la città di Roma, inoltre, un serio problema per gli eventuali danni al patrimonio archeologico e per la preservazione dello stesso.
Nello scenario romano la valutazione del rischio indotto dal verificarsi di un sinkhole antropogenico è davvero difficoltoso, ma più facilmente può essere determinata la suscettibilità ai sinkholes, calcolata come la probabilità che un evento di sprofondamento si verifichi in un determinato spazio, con caratteristiche geologico-morfologiche note al contorno, in un tempo infinito.
È stata, pertanto, realizzata una mappa di suscettibilità ai sinkholes del territorio di Roma, aggiornata al 2014 utilizzando la regressione geografica pesata e le tecniche geostatistiche. La mappa è stata ottenuta analizzando più di 2600 sinkholes antropogenici (dal 1875 al 2014), unitamente a dati geologici, morfologici, idrogeologici, elementi antropici, quali la presenza di cavità nel sottosuolo, la distribuzione della rete dei sottoservizi, ecc.
Il modello di suscettibilità ottenuto è stato di seguito confrontato con i dati di abbassamento del suolo (InSar – tecnica di telerilevamento satellitare) al fine di ottenere un modello previsionale.
Il geodatabase spaziale utilizzato comprende, oltre all’inventario degli sprofondamenti, le informazioni relative ad una serie di strati informativi, potenziali fattori predisponenti, che possono essere raggruppati in quattro categorie: fattori orografici, fattori geologici, fattori idrologici, fattori antropici.
Tutti gli strati informativi sono stati trasformati in un formato raster con una dimensione del pixel di 200 x 200 m e sono stati analizzati mediante software GIS (ESRI ArcMap TM 10). L’elaborazione di alcuni degli strati informativi di base ha prodotto altri strati informativi utilizzati per la costruzione del modello probabilistico di suscettibilità.
La città di Roma sorge sopra una complessa rete di cavità sotterranee, ad oggi ancora sconosciuta, prodotta dalle attività umane a varie riprese, in più di duemila anni, dall’epoca romana agli inizi del 1900. La presenza delle cavità sotterranee produce il crollo degli strati più superficiali del terreno con la formazione di voragini in superficie; queste ultime provocano da sempre problemi alla viabilità della città e danni ingenti alle infrastrutture viarie, al patrimonio edilizio, con ferimento o perdita, per fortuna raramente, di persone.
Ulteriore con-causa della formazione di tali anthropogenic sinkholes sono i guasti, le perdite e la disfunzione in genere della rete idraulica dei sottoservizi. Negli ultimi dieci anni si è assistiti, nel centro urbano di Roma, all’incremento del fenomeno che ha determinato un rischio sempre maggiore, per la popolazione e per le infrastrutture, con danni alle strade e ai sottoservizi stessi (rete idraulica, rete elettrica, del gas, dei telefoni etc.). Tale incremento, dovuto alla più fitta ed indiscriminata urbanizzazione del territorio, può anche essere connesso ad una variazione del regime pluviometrico che ha visto negli ultimi anni il susseguirsi di eventi piovosi molto intensi (bombe d’acqua). L’innesco dei fenomeni avviene, infatti, generalmente durante un evento piovoso inteso e/o in connessione, spesso, con la rottura di una tubatura idraulica.
I numerosi dati raccolti da ISPRA sulle voragini a Roma (cavità riscontrate in sondaggio, antichi imbocchi di cava, bunker, catacombe, ipogei privati) hanno consentito di rappresentare i risultati attraverso la realizzazione di una serie di mappe.
La mappa di densità di cavità aggiornata al 2014 ha messo in evidenza che più di 20 km2 di territorio romano sono interessati da cavità sotterranee.
I sinkholes censiti (più di quattromila) hanno permesso di realizzare una mappa di densità di sinkhole da cui si evince che buona parte del territorio romano (più di 30 km2) è stata interessata da eventi di sprofondamento in più di 100 anni di sfruttamento del terreno urbano.
In questo scenario la determinazione del rischio indotto dal verificarsi di un sinkhole antropogenico è davvero difficoltoso, ma il concetto di rischio è stato sostituito con la suscettibilità, determinata come la probabilità che un evento di sprofondamento antropogenico si verifichi in un determinato spazio, con determinate caratteristiche geologiche-morfologiche al contorno, in un tempo infinito.
La sovrapposizione tra i vari strati informativi e il confronto con i dati geologico-geomorfologici e antropici hanno permesso di realizzare una carta di suscettibilità ai sinkholes in cui vengono rappresentate differenti classi di propensione al dissesto. Particolare rilievo è stato dato ai fenomeni originatesi nell’intervallo 1992-2002. I risultati emersi sono stati interessanti: escludendo le aree in cui la subsidenza può essere compatibile con altre problematiche (terreni alluvionali e costipabili, riporti antropici etc.) vi è una buona corrispondenza tra le aree in lenta subsidenza e gli eventi di sinkholes registrati.
L’articolo è tratto dal lavoro “Analisi della suscettibilità ai sinkholes antropogenici nel centro urbano di Roma” da Mem. Descr. Carta Geol. D’It. XCIX (2015), pp. 167 – 188 figg. 27; 1 TAV. f.t.
Autori CIOTOLI G. (*), NISIO S. (**), SERAFINI R. (**)
(*) Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria, CNR
(**) Istituto Superiore per la protezione e la ricerca Ambientale. Servizio Geologico d’Italia, ISPRA
(Fonte: ISPRA)
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