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Tutela del Patrimonio culturale dai rischi: scenari attuali e possibili sviluppi

Tutela del Patrimonio culturale dai rischi, una priorità nel nostro Paese che, dopo tutti gli interventi del passato, vede ora nei fondi stanziati dal PNRR una grande opportunità. 

L’espressione di stupore di un visitatore in un museo intento ad ammirare opere d’arte, sculture e beni archeologici è molto spesso degna delle “teste di carattere “di Franz Xaver Messerschmidt, lo scultore tedesco che nel ‘700 ha messo in alabastro le espressioni umane.

Purtroppo tutto quello che ci fa meravigliare nei luoghi della cultura è posto costantemente sotto minaccia dai rischi geologici e non solo della nostra Penisola.
Questo articolo vuole fornire uno sguardo su come la tecnologia posta al servizio della cultura stia rivoluzionando i concetti di rischio e prevenzione nel mondo dei beni culturali.

La nostra Penisola, oltre che essere la terra che si onora di ospitare il più grande patrimonio artistico mondiale con ben 55 siti presenti nella lista UNESCO riconosciuti come “Patrimonio dell’Umanità” e di offrire questo spettacolo al mondo intero, ha anche l’onere di condividere questa preziosa eredità con una ricchezza naturalistica che spesso minaccia questo Patrimonio, quasi che lo stivale del mediterraneo sia in tutto e per tutto stivale, anche nell’esposizione alle forze della natura.

Si pensi che, come ricordato dal Dott. Erasmo D’Angelis (Coordinatore della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico), l’Italia ospita circa 7500 corsi d’acqua, più di ogni altro Paese europeo, e la maggior parte a carattere torrentizio.

Nel nostro Paese cadono ogni anno circa 302 miliardi di metri cubi di acqua piovana su terreni geologicamente molto giovani, sabbiosi e argillosi che scivolano a valle, il che rende frequenti piene ed esondazioni che minacciano non solo le popolazioni ma anche l’eredità culturale che caratterizza il nostro Paese.

Con un così ricco patrimonio naturalistico e culturale, la necessità di adottare strumenti volti alla tutela e alla prevenzione dei beni culturali è una priorità non solo per ottemperare alla volontà dei padri costituenti inserita all’art. 9 della Costituzione, ma anche per vivere in pieno rispetto le Convenzioni internazionali che il nostro Paese si è dato nel corso degli anni, prima fra tutte la Convenzione Unesco del 1972.

Di recente durante la 43° sessione del comitato per la protezione del patrimonio culturale di Baku nel 2019 è stato richiesto agli Stati membri dell’Unesco la redazione di un piano di gestione del rischio per la prevenzione dei disastri naturali.

La base per rendere concreto tutto ciò passa dall’informazione e dalla tecnologia unita all’interdisciplinarità di tutti i soggetti professionali che lavorano ogni giorno per la difesa del nostro patrimonio culturale.

Significativa è l’esperienza della Carta del Rischio, come spiegato dal Dott. Carlo Cacace della Direzione generale sicurezza del Ministero della Cultura (intervento durante l’Earth Technology Expo, Firenze, Ottobre 2021), si tratta di un sistema informativo creato dall’Istituto per il restauro e oggi sotto la guida della direzione generale sicurezza del patrimonio culturale, che con un approccio di sperimentazione e ricerca sul territorio ha creato un sistema di banche dati in grado di elaborare informazioni sui potenziali fattori di rischio che gravano sul patrimonio culturale georeferenziandolo.

La digitalizzazione apportata dalla Pubblica Amministrazione ha prodotto una interoperabilità delle conoscenze che rende significativo l’incontro di sistemi di informazione come la Carta del rischio, la catalogazione dei beni culturali dell’ICCD e i provvedimenti di tutela del Ministero dei beni culturali con un sistema che ha individuato 200.000 beni architettonici e archeologici e 2 milioni di opere mobili.

Questo network informativo ha operato in maniera eccellente durante il terremoto che ha
colpito il centro Italia nell’agosto 2016, il quale ha permesso di individuare immediatamente i beni culturali presenti in quelle zone attivando sin da subito i lavori per il recupero e il salvataggio da parte delle squadre giunte in loco con l’invio dei cataloghi dei beni presenti.

La Carta del rischio, in collaborazione con l’ISPRA, ha creato una mappatura anche per quello che è il patrimonio sommerso che ben si inserisce rispetto al dettato della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo del 2001 e perfettamente pertinente rispetto alla Convenzione di Montego Bay 1982 entrambe ratificate dall’Italia.

Sempre in tema prevenzione, futuristica è l’esperienza del progetto di monitoraggio del Parco Archeologico del Colosseo, dove si è creato un sistema informativo multilivello che unisce dati satellitari, immagini e dati schedografici che servono a supportare la programmazione di manutenzione del Parco.

La direttrice del parco Archeologico del Colosseo, la Dott.ssa Alfonsina Russo, ne ha spiegato il funzionamento (Intervento al Earth Technology Expo, Firenze, Ottobre 2021), indicando come l’area archeologica sia divisa in settori, dove i monumenti presenti sono stati codificati attraverso un sistema alfanumerico che rende semplice l’acquisizione di notizie; successivamente è stato effettuato un censimento di tutti gli strumenti di misurazione presenti nell’area che ha portato alla produzione di una planimetria responsive dell’area archeologica che permette la gestione delle criticità da un’App così da consentire un rapido intervento ispettivo da parte dei soggetti preposti.

Guardando al futuro possiamo notare come il PNRR abbia stanziato 6,675 miliardi di euro per la missione Turismo e Cultura 4.0, due settori che sono stati di gran lunga i più penalizzati durante la pandemia, di questi fondi 1,470 miliardi di euro sono destinanti interamente alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale.

In particolare 800 milioni di euro sono interamente dedicati alla messa in sicurezza del patrimonio culturale circa la prevenzione antisismica, inoltre sono state individuate 5 ex strutture pubbliche presenti sul territorio da adibire a depositi temporanei in caso di eventi naturali.

Gli interventi di natura economica non si esauriscono qui, si pensi che durante questi 2 anni di pandemia il Ministero dei beni culturali ha disposto fondi per la sola tutela del patrimonio culturale per 889 milioni di euro (Fonte Mibac, tabella aggiornata al 18 gennaio 2022).

L’attenzione verso i beni culturali nel nostro Paese si registra sin dall’epoca degli stati preunitari con l’Editto Pacca del 1820, e quello che il nostro art. 9 della Costituzione dichiara che la tutela del patrimonio storico e artistico della nazione risulta essere un manifesto programmatico che vuole essere perenne, un obiettivo che si rinnova giorno dopo giorno e anno dopo anno, che guarda alla tecnologia come alleato leale per la missione universale di far conoscere e stupire l’umanità.

Se la Convezione dell’Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitti armati, ha per prima sottolineato come i beni culturali appartengano vocativamente a tutta l’umanità possiamo essere orgogliosi del fatto che il G20 svoltosi a Roma il 29 e 30 luglio 2021 sia stato il primo nella storia a mettere al centro la cultura, sintomo di come in un momento di oscurità del mondo, l’uomo voglia ripartire da quello che di bello ha creato.

La Dichiarazione di Roma dei Ministri della cultura del G20 ha posto temi quali: proteggere il patrimonio culturale contro i rischi, compresi i disastri naturali, il degrado ambientale ed il cambiamento climatico, identificare potenziali azioni comuni e coordinate per rafforzare la salvaguardia e la promozione del patrimonio culturale, in particolare grazie allo sviluppo di tecnologie innovative di osservazione e monitoraggio. Le professionalità e la passione messa in campo dalle nostre istituzioni, dai professionisti e dai ricercatori si mostrano pionieristiche rispetto ai temi toccati dai Ministri della Cultura nel G20, come abbiamo visto negli esempi sopracitati, progetti quali la Carta del rischio e il Progetto di monitoraggio del parco archeologico del Colosseo, ci rendono orgogliosi del genio italiano.

Articolo di Luca Filippo Maggioni
Dottore Magistrale in Giurisprudenza presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi in diritto internazionale privato dal titolo “La Soluzione Arbitrale delle Controversie relative alla circolazione internazionale delle opere d’arte”.
Attualmente iscritto al Master in Diritto del Commercio Internazionale presso l’Università degli studi di Verona.

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