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Viaggiare ai tempi del COVID-19: il turismo diventa digitale.

Viaggiare ai tempi del COVID-19: il turismo diventa digitale.

All’inizio dell’anno, quando nulla lasciava presagire la diffusione della pandemia e le previsioni di crescita del settore turistico nel suo complesso erano in netta ascesa, si riteneva in ogni caso che l’innovazione tecnologica nel settore turistico sarebbe continuata a crescere in modo costante, come già visto negli ultimi vent’anni, senza che nulla potesse costituire una battuta d’arresto.

La domanda vera, a cui bisognerà dare una risposta, è quale relazione avremo col “fare turismo” una volta passata questa emergenza. Il viaggio, abitudine che meglio di altre ha aperto la strada alla globalizzazione e che l’ha rappresentata negli ultimi anni, cambierà nei modi e nei tempi? Come si inserirà di nuovo nei comportamenti degli individui? Rileveremo una capacità di resilienza, come nelle passate crisi (terrorismo, crisi finanziaria ecc.), oppure questa pandemia sarà qualcosa di profondamente diverso che porterà a un cambiamento di paradigma?

Quello che quindi si richiede oggi al settore turistico è di ripensare l’idea stessa di viaggio: minore disponibilità economica, bisogno di sicurezza, paura di viaggiare e ricerca d’ esperienze sono alcune delle caratteristiche manifestate dalla nuova domanda turistica e alle quali bisogna trovare rapidamente risposta.

Nel rilanciare un settore pesantemente danneggiato dai recenti accadimenti, il digitale può costituire un modo per interpretare e rispondere ai segni del cambiamento e alle esigenze del turista: oggi abbiamo la possibilità di ampliare l’offerta turistica estendendo l’esperienza di viaggio ben oltre i confini fisici.

Gli strumenti digitali – in assenza o a fronte di una limitazione dei contatti diretti – avranno una rilevanza ancora più decisiva del passato nella fase di ispirazione, di prenotazione e di ricerca di informazioni in loco. Già da tempo, in Italia e nel mondo crescono la vendita e l’acquisto di “esperienze” sempre più personalizzate e il digitale è sicuramente l’ambiente che più di ogni altro ha rivoluzionato la personalizzazione nel settore turistico. Le cosiddette attività esperienziali rappresentano infatti, in diversi casi, la motivazione stessa che spinge il turista alla scelta di un certo operatore o di una certa destinazione: la realtà aumentata si propone come comunicazione immersiva, per offrire una preview della futura destinazione, con un peso rilevante nella fase della scelta, ma un certo rilievo cominciano ad assumere anche la domotica in hotel (con impiego di soluzioni IoT alle quali il consumatore è sempre più abituato nella quotidianità), i dispositivi wearable indossati dai turisti per guidarli nel viaggio, la mobile photography per scattare foto da postare direttamente in rete (costituendo di fatto un marketing a costo zero per le imprese turistiche: in alcuni casi sono addirittura le guide turistiche a suggerire ai viaggiatori i posti migliori per scattare foto), l’influencer marketing (che sfrutta le foto dei personaggi noti scattate in una certa destinazione per promuoverla).

Da un punto di vista strettamente tecnologico, l’utilizzo del mobile si conferma rilevante, soprattutto per quanto riguarda i servizi esperienziali (attività culturali e sportive, tour guidati, ma anche servizi per saltare coda, parcheggi, ecc.) che vengono acquistati frequentemente da cellulare e durante il viaggio.

Un altro trend è invece legato ai chatbot, sempre più impiegati nella relazione con il cliente: l’intelligenza artificiale in ambito turistico sarà inoltre sempre più rilevante sia per sviluppare soluzioni innovative nell’ambito delle traduzioni e del linguaggio naturale, sia per interpretare i gusti e i comportamenti di chi viaggia, in modo da offrire proposte più efficaci.

Il 5G è una grande opportunità per sviluppare soluzioni di fruizione del territorio e dei Beni Culturali del tutto inesplorate e fino a ora impensabili, fattori che consentiranno di creare nuovi servizi ed esperienze attrattive per il turista, mentre la Blockchain è universalmente riconosciuta come una tecnologia che consentirà nuovi modelli di business fondati su un’intermediazione alternativa a quella dei grandi operatori anche grazie agli smart contract, che abbattono il rischio di controversie e consentiranno di aggregare l’offerta in modo certificato e trasparente.

Il digitale abilita anche promozioni georeferenziate, loyalty e sistemi premianti. Interessante iniziativa è la carta del turista, diffusa in alcune realtà ma non ancora sul piano nazionale. Essa ha come driver tecnologici contenitori come hand-held device (cellulare, tablet, ecc.), wearable device (braccialetti, anelli, abiti, Google glass); una tecnologia di interazione (come NFC, Bluetooth Low Energy, QR Code, Geofencing, ecc.) e un secure element (come SIM, dispositivo hand-held, micro-SD, Cloud).

Certo è che il digitale ha amplificato il turismo “slow”, in stretto rapporto con la sostenibilità e il rispetto del territorio. I portali specializzati puntano a veicolare la filosofia del viaggio slow e creano contenuti di supporto trasformandosi in piattaforme di content travel. Si delineerebbe, dunque, un turismo di apprendimento, nel quale la vacanza va programmata con più consapevolezza, lontana dall’abitudine e dagli stereotipi. Più etica e solidale, perché sostiene luoghi che meritano di rinascere; un modo per riscoprire il senso del viaggio che non deriva dalla distanza chilometrica ma dalla qualità della scelta e dallo spirito di scoperta. La diffusione del COVID-19 rappresenterebbe, in questo senso, una lezione su cui porre le basi di un riposizionamento di località e strutture turistiche, verso nuovi consumatori e nuovi mercati.

Quel che è assodato è che il nostro Paese, che può disporre di un patrimonio culturale e ambientale unico, saprà riadattarsi, accontentando tutti.

Viaggiare ai tempi del COVID-19: il turismo diventa digitale.

(Fonte: Esri Italia)

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Esri Italia luglio 2024

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